lunedì 11 ottobre 2010

Poesia "Invictus"

Dalla notte che mi avvolge
nera come la fossa dell'Inferno
rendo grazie a qualunque Dio ci sia
per la mia anima invincibile.

La morsa feroce degli eventi
non m'ha tratto smorfia o grido.
Sferzata a sangue dalla sorte
non sè piegata la mia testa.

Di là da questo luogo d'ira e di lacrime
si staglia solo l'orrore della fine,
ma in faccia agli anni che minacciano
sono e sarò sempre imperturbato.

Non importa quanto angusta sia la porta,
quanto impietosa la sentenza.
Sono il padrone del mio destino;
il capitano della mia anima.



(1875) di William Ernest Henley

Le nostre domeniche invernali, nelle quali la pioggia la fa da padrona,
si trasformano in momenti in cui è il cinema a monopolizzare
la nostra attenzione. Così è stato ieri sera, dove, un pochino in ritardo,
ci siamo imbattuti in "Invictus", il film di Clint Eastwood, che racconta
di un Sud Africa che cerca di uscire dalla divisione razziale, e lo fa
attraverso lo sport. Questo film prende il nome da un poesia di William Ernest Henley.
Un insieme di parole ed di emozioni che hanno sorretto l'animo di una persona
che ancora oggi dovrebbe essere presa ad esempio: Nelson Mandela.
Da questo insieme di parole e di emozioni è nato l'attuale Sud Africa,
un paese che ha vinto la sua battaglia più importante: l'apartheid.

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